La degerminazione, ovvero la disinfezione attraverso la distruzione di determinati agenti patogeni senza per altro uccidere ogni vita microbica, attraverso dei raggi ultravioletti è nota da oltre 100 anni. La porzione di spettro elettromagnetico con una lunghezza d’onda che va dai 100 nanometri (10-9 millimetri) e i 400 nm è chiamata radiazione ultravioletta; gli UV-c fanno parte di un sottointervallo caratterizzato da lunghezze d’onda comprese tra 100 e 280 nm. In particolare la lunghezza d’onda di 256 nm è caratterizzata da un alto potere germicida. I raggi UV-c, commercialmente indicati come debatterizzatori, vengono prodotti con speciali lampade fluorescenti ai vapori di mercurio; inserite all’interno di speciali tubi, detti camicie, di quarzo purissimo, Essi proteggono le lampade non facendole venire a contatto con l’acqua permettendo comunque una perfetta irradiazione. I raggi UV danneggiano le strutture degli acidi nucleici impedendo uno sviluppo cellulare dei microbi.
Il dosaggio esatto per sterilizzare un microrganismo dipende: dalla grandezza dello stesso dalla velocità di flusso (un passaggio lento è preferibile) e dalla trasmittanza del liquido. Senza addentrarci in aspetti tecnici che chi vuole può approfondire con la lettura di alcine articoli specializzati; possiamo affermare che prove di laboratorio hanno dimostrato che il corretto utilizzo degli Uv porta ad un abbattimento del 99% delle più comuni specie batteriche. L’utilizzo degli UV permette quindi di ridurre notevolmente la carica batterica in acquario, senza dover aggiungere ulteriori trattamenti chimici all’acqua, ma soltanto con un trattamento fisico, con una scarsa manutenzione e basso consumo. Per contro bisogna sottoporre l’acqua a un ottima filtrazione meccanica prima del trattamento, in modo da avere una buona trasmittanza, e si dovrà provvedere alla periodica sostituzione delle lampade nei tempi indicati dal costruttore.
Gli UV sono sicuramente indispensabili nei sistemi di stabulazione a schiera con filtro centralizzato, in quanto evitano eventuali contagi di patologie tra vasche diverse oltra a proteggere le colonie denitrificanti del filtro biologico. In questo modo si riesce a sfruttare il grosso volano d’acqua offerto dalla schiera centralizzata scongiurando ogni forma di contagio. E’ chiaro che l’UV andrà inserito in cascata a valle del sistema di filtrazione meccanica (microfiltrato) e a monte del biologico. All’interno dell’acquario domestico l’uso dell’UV riduce drasticamente la necessità di ricorrere a l’utilizzo di farmaci, aiuta a mantenere i valori di carica batterica allineati con quelli dei biotopi di provenienza.
Bibliografia: hydra 5, settembre 2001
L’utilizzo dell’UV sulle nostre strutture ci ha portato dei notevoli vantaggi, soprattutto nella gestione degli arrivi in negozio, e quindi la nostra esperienza, che chiaramente non ha nessuna valenza scientifica, è del tutto positiva.